martedì 22 febbraio 2011

LUCCI IN TOP WATER

  
Servizio di Stefano Lucacchini

Lucci in Top Water



La pesca in top water, e cioè sulla superficie, è in grado di regalarci le maggiori emozioni, dandoci la possibilità di assistere a tutte quelle azione volte alla cattura del pesce, dal recupero, all’attacco fino alla ferrata. Sotto i nostri occhi vediamo l’azione del nostro recupero che anima l’artificiale, rendendolo appetibile e catturante verso le nostre prede, assaporiamo l’emozione del pesce che uscito dalla sua tana insegue per alcuni metri oppure attacca fulmineamente il nostro streamer. Una sequenza di immagini che racchiudono la massima essenza della pesca, in pochi secondi si comprimono mille emozioni, molteplici sensazioni che il nostro indomabile istinto di cacciatori “intelligenti” ricerca ogni qual volta lanciamo un’imitazione in acqua. La pesca a mosca  è stata da sempre capace di offrirci queste emozioni, con la classica dry fly, cioè la mosca secca, che ci dà la  possibilità di insidiare nelle acque di torrenti e fiumi i vari pesci, perlopiù trote e temoli che si cibano di insetti sulla superficie delle acque,tuttavia non dimentichiamo  che trasportare questa tecnica in altri ambienti adottando strategie,attrezzature ed imitazioni diverse allarga gli orizzonti del moderno pescatore con la coda di topo. Non sempre è possibile adottare questa tipologia di tecnica con risultati soddisfacenti, come succede per la mosca secca ,in cui bisogna attendere il momento topico della giornata , cioè quello della schiusa, anche  nella pesca a questo esocide abbiamo bisogno di particolari condizioni, e cioè che la temperatura sia dell’aria che dell’acqua si innalzi. Per questo motivo i momenti migliori sono la primavera inoltrata e l’estate,  situazioni in cui la natura si risveglia dal lungo letargo invernale,  regalando un più ampio e vasto menù ai lucci. I sottoriva ricchi di avannotti e piccoli pesci mettono in moto la catena alimentare subacquea, ma anche animali anfibi e terrestri come rane, piccoli roditori e uccellini che si trovano a transitare, a cacciare o  in alcuni casi, come per i piccoli uccellini  che accidentalmente cascano nel territorio del pike, finiscono irrimediabilmente nelle sue fauci, e noi stimolati dalla nostra osservazione ed esperienza andremo ad insidiarlo offrendogli imitazioni che ricordino per l’appunto le specie sopra citate.


Attrazzature

 L’attrezzatura idonea per questa tipologia di pesca sono canne  di 9’, 9’6”  per coda 8 – 9 utili per poter lanciare in tutta tranquillità streamer voluminosi . Nello specifico, nelle mie uscite di pesca solitamente uso una canna TFO per coda 8 molto robusta, nata per la pesca in saltwater, a cui  abbino un mulinello capace di contenere tranquillamente una coda Scientific Angler Bass taper WF del 9,   la cui peculiarità è quella di avere un belly molto pronunciato, nata appunto per la pesca al Black,ma  nelle misure più grandi, come quella da me usata, permette agilmente di proiettare con estrema facilità e precisione streamer montati su ami del 6/0 , che naturalmente avranno buon volume e peso.  Una buona quantità di backing ci sarà utile sia per il perfetto riempimento della bobina, ma anche per contrastare le fughe del pesce sopratutto nella fase iniziale del combattimento, infatti in questi momenti, sopratutto  pesci  di buone dimensioni saranno capaci, in pochi istanti, di prendersi tutta la coda e conseguentemente una buona quantità di backing. Colgo l’occasione per ricordarvi che ogni qual volta ci apprestiamo a fare un uscita di pesca sopratutto indirizzata a pesci che posso raggiungere taglie importanti, è bene  controllare con attenzione le varie connessioni fra coda e finale ma sopratutto quella fra coda e backing, infatti un nodo mal eseguito o logorato potrebbe farci perdere, durante l’azione di combattimento la nostra line, causando danni irrimediabili alla preda. Il finale che consiglio per questa pesca è semplicissimo , composto o da un unico spezzone di monofilo dello 0,50 di circa 1 metro al cui termine andremo ad eseguire un ‘asola a cui connettere il cavetto di acciao, altrimenti 80 cm dello 0,50 e 30 cm dello 0,40 sempre con asola finale. Per evitare che il nostro esocide una volta ferrato possa facilmente tagliare il  finale dovremmo avvalerci di prodotti specifici come l’acciaio o il dacron, solitamente munisco ogni mio streamer di uno spezzone di cavetto di acciao termosaldante di una lunghezza di 12-15 cm , con un estremità fissata direttamente all’occhiello dell’amo e l’altra terminante con un ‘asola in modo da poterlo connettere con il sistema loop to loop al finale. Questo montaggio mi permetterà di poter intercambiare  velocemente le varie imitazioni. Ritornando sulle code, per quanto riguarda il top water useremo esclusivamente delle floater, ma conviene avere sempre con noi anche delle alternative, nel caso in cui i pesci non siano in attività superficiale,  ed avere in certe occasioni alternative che lavorino sotto la superficie od addirittura nei pressi del fondale, in alcuni casi ci aiuteranno a ribaltare le sorti di un’infruttuosa giornata di pesca . Negli ambienti in cui solitamente pesco i lucci la profondità massima del fondale raggiunge i due metri, per cui nel caso volessi pescare sotto la superficie uso una coda intermedia a cui applico con il sistema loop to loop punte affondanti di diverse gradazioni di affondamento in modo da poter arrivare agevolmente alla profondità desiderata, nel caso invece ci trovassimo di fronte a profondità sostenute conviene usufruire di code interamente affondanti, tipo la Uniformsink o  shooting taper     del III o IV grado di affondamento.  Per non  dover portare con sè diversi mulinelli, ma sopratutto per diminuire i costi, in commercio si trovano mulinelli multibobina, dotati di un corpo e alcune bobine di ricambio, in questo caso intercambiare le code sarà ancor più semplice e sopratutto alleggerirà il nostro gilet o la nostra borsa porta materiali.
Accessori

Tra gli accessori, oltre ad un ampio gilet, o ad una borsa specifica ove riporre tutte le nostre attrezzature, vorrei segnalare  ciò che ci sarà utile per il salpaggio ed la successiva slamatura del pesce.  Una volta ferrato e avvicinato al sottoriva il nostro luccio, dobbiamo portarlo al di sopra della sponda dell’eventuale lago o corso d’acqua in cui stiamo svolgendo la nostra azione di pesca, questa operazione risulterà difficile, sopratutto con pesci di medio- grandi dimensioni, ed anche perchè, visto che pratichiamo il no kill, sarà di nostro interesse salvaguardare il pesce. Per effettuare questa operazione l’attrezzo più indicato è il boga grip, di poco ingombro e di grande efficacia, capace grazie alle sue due ganasce ruotanti di trattenere ottimamente il pesce durante il salpaggio dall’acqua, ed inoltre grazie alla bilancia di cui quasi tutti questi strumenti sono dotati potremo avere una stima perfetta della nostra preda. Una volta salpato il pesce con tutte le attenzioni, rimane sempre da togliergli l’amo dalla bocca, operazione non sempre facile, e per compierla in tutta sicurezza  evitando possibili ferite dovute alla dentatura dell’esocide, dobbiamo aver l’accortezza di adoperare un apribocca ed una pinza slamatrice con becchi molto lunghi. Comunque in caso di eventuale ferita provocata dalla dentatura o dalla taglientissima branchia, vi consiglio di disinfettare immediatamente con abbondante acqua ossigenata oppure un disinfettante alla Clorexidina entrambi particolarmente efficaci conto i batteri anaerobi, e  proteggere la ferita con un cerotto. Ricordiamoci che le ferite da morso vanno incontro ad infezione con facilità se non opportunamente trattate, per cui ci conviene  trovare un piccolo spazio all’interno del gilet o della borsa ove contenere questi utili materiali di pronto soccorso.


Zone di pesca

Il luccio predilige le acque a lento decorso o stagnanti, stazionando nelle  zone ricche di vegetazione, come canneti, alberi semisommersi e sottoriva, dove ben mimetizzato attende l’ignara preda per sferrare il fulmineo attacco. Quindi le zone ove cercare di insidiare questo esocide, saranno gli stagni, piccoli e grandi laghi o fiumi ove stazionerà nelle zone con minor corrente. I posti che solitamente frequento in questa tipologia di pesca sono piccoli e medi laghi con una profondità media dell’acqua che va dai 60 -80 cm fino ad un massimo di 2 metri. Frequentare con assiduità un determinato spot ci aiuta a capire quali sono le zone in cui è più probabile che il nostro streamer, venga attaccato, questo ci servirà per selezionare i punti migliori ove concentrare i nostri lanci, infatti nella pesca a questo pesce non ci si limita a sondare a ventaglio lo spot ma dobbiamo interpretare la zona cercando di capire dove il luccio possa stazionare e lanciare ripetutamente in tale settore, l’esperienza in questo caso è tutto, ed è per questo che consiglio ai neofiti di accumulare esperienza battendo per un certo periodo di tempo sempre la solita  zona, questo gli sarà utile per leggere l’acqua , per capire quali sono i territori di questo predatore ed una volta  assimilato ciò potrà tranquillamente applicarlo in altri fiumi, laghi o stagni .


Streamer

Gli artificiali che useremo nella pesca al luccio, li dividerei in due categorie quelli per la pesca in top water e quindi galleggianti, e  quelli destinati alla pesca sotto la superficie. Gli streamer che solitamente uso nel top water sono caratterizzati da grosse testine in foam montate su ami del 5/0 o 6/0  Anadromus Brush Puglisi di colori yellow, orange, fuchsia, fluoro red, con wiggle tail scale skin. Ritengo che il connubio fra vari elementi adescanti come la testina in foam, la grande sinuosità delle fibre Puglisi ed infine il movimento e le vibrazioni della wiggle tail rendano altamente catturanti queste imitazioni stimolando l’aggressività del luccio. Da anni ho abbandonato materiali in pelo naturale prediligendo le fibre sintetiche sia per la loro durata nel tempo ma sopratutto per le caratteristiche delle fibre sinuose in acqua e facili da manovrare in fase di lancio. Infatti solamente effettuando un falso lancio saranno perfettamente asciutte , caratteristica fondamentale che permetterà agevolmente di proiettarle anche a notevoli distanze. L’abbinamento poi a quest’ultime delle wiggle tail,  in materiali come l’alcantara od il nuovissimo scale skin rendono ancor più complete e catturanti i miei streamer. Un altro artificiale che mi ha regalato grandi soddisfazioni è il gurgle, un grosso streamer montato su amo del 5/0 o 6/0 con anadromus brush Puglisi di colore withe o con colori più sgargianti come lo yellow, il chartrouse o l’orange , la cui caratteristica principale è quella di avere nella sua parte superiore una striscia di foam, in modo da renderlo galleggiante e una parte di quest’ultimo vicino alla curvatura sporgente verso l’alto in modo che nell’azione di recupero crei un rumore adescante oltre a delle vibrazioni che frequentemente stimolano l’aggressività del luccio, anche quest’ultimo può essere montato con wiggle tail. Le imitazioni sopra descritte sono quelle che in top water mi hanno regalato le maggiori catture, naturalmente dobbiamo averle di dimensioni e colorazioni diverse anche se consiglio per esperienza di non scendere, come misura di amo al di sotto del 4/0.Per quanto riguarda invece le imitazioni da usare sotto la superficie consiglio streamer da costruire con fibre sintetiche, io uso le Anadromus Brush o le Ep Fibers sempre di Puglisi solitamente abbinate a wiggle tail. Viste le dimensioni ed il peso dell’amo non sarà necessario appesantire i nostri streamer con testine, o sottocorpo in piombo, anche perchè per l’affondamento ci sfrutteremo le caratteristiche della nostra coda.  Consiglio di dotare tutte le nostre imitazioni di un’ antialga, ad evitare l’inutile perdita di vari streamer, visto che l’azione di pesca si svolgerà sopratutto nei pressi di ostacoli sommersi.


Azione di pesca


Appena arrivati sul luogo di pesca è buona abitudine soffermarci per visionare lo specchio d’acqua e per individuare le zone più interessanti. Una volta  deciso dove iniziare a lanciare, prima di avvicinarsi alla sponda è opportuno sondare con lo steamer il sottosponda dove andremo ad iniziare la sessione di pesca, più di una volta mi è capitato di arrivare direttamente sul posto senza adottare questa accortezza e vedere un luccio partire verso il centro del lago spaventato dalla mia presenza, in questo caso oltre ad aver perso la possibilità di catturarlo, i movimenti di fuga potrebbero mettere in allarme gli altri pesci. Sondato il sottosponda con corti lanci, andremo ora a perlustrare le zone da noi reputate più interessanti, come ostacoli sommersi, canneti, fronde e rami di alberi caduti in acqua, insomma tutti quei luoghi che potrebbero fungere da eventuale tana per il luccio. Per lanciare esche così voluminose anche se con attrezzature pesanti dovremmo avvalerci di un poco di tecnica e la conoscenza del lancio in doppia trazione sarà indispensabile, spenderei quindi due parole per cercare di capire come si effettua correttamente questo lancio. Per compiere lanci a circa 10-12 metri di distanza, basterà usare una trazione durante il lancio in avanti. Per proiettare invece le nostre imitazioni a distanze maggiori dovremo avvalerci della doppia trazione. Nella doppia trazione la mano sinistra viene utilizzata maggiormente, cioè compie due volte una trazione. Cercherò ora brevemente di spiegare la dinamica di questo lancio: suggerisco, per i destrorsi, il piede sinistro in avanti, che vi permetterà di sfruttare un buon percorso di caricamento durante tutta la fase del lancio. Stendiamo davanti a noi 10-12 metri di coda e ai nostri piedi altri 10 che serviranno per lo shooting. Impugniamo saldamente la canna con la mano destra e tenendo il vettino basso sul terreno, prendiamo con la sinistra la coda nei pressi del primo anello. Alziamo la canna fino all’altezza del viso, in contemporanea la sinistra, che fino a quel momento aveva seguito il movimento all’indietro, inizierà la trazione in avanti. Il braccio sinistro si stenderà verso la parte opposta fino alla distensione completa, effettuando così la prima trazione. In questa fase del lancio la coda si proietta alta e dietro le spalle. Dopo lo stop posteriore, la mano sinistra, sempre tenendo la coda, sale in alto verso il mulinello. Ricordiamoci di non mollare la coda, per non perdere la tensione.
Prima che la coda si sia distesa completamente all’indietro e scenda a terra, inizieremo il lancio in avanti. Durante questa fase del movimento la mano sinistra e la destra proseguiranno insieme fino quasi allo stop anteriore. Mentre la mano destra farà uno stop breve e deciso, la sinistra scenderà il più indietro possibile e ben oltre il ginocchio effettuando la seconda trazione. Ricordiamoci di far seguire una linea retta al vettino durante l’intero movimento. Durante i falsi lanci possiamo allungare la coda, ma sempre in modo controllato. Una volta che il nostro streamer è giunto nella posizione desiderata è il momento di dargli vita, cercando di simulare una rana che tenta di raggiungere la sponda, un topolino che nuota per attraversare lo specchio d’acqua o un uccellino che cascato dal nido si divincola per trarsi in salvo dall’elemento acquatico, insomma non dobbiamo recuperare linearmente il nostro streamer, ma dobbiamo dargli vita immaginandoci come si comporterebbe uno degli animali sopra citati , in acqua, magari in difficoltà. Recuperi discontinui, brevi pause, strappi veloci e pause ancora,  dobbiamo incuriosire ed attirare verso la nostra esca l’esocide facendogli pensare che quel ciuffo di peli sia una lauto boccone. Se pescando in superficie vediamo che non otteniamo i risultati voluti, possiamo provare a spostarci sotto la superficie, ed in condizioni di acqua relativamente bassa, cioè 60 -80 cm possiamo farlo anche con la stessa coda che usavamo per la pesca in superficie, lanciando ed aspettando alcuni istanti che il nostro streamer raggiunga la profondità desiderata, se invece la profondità è superiore basterà sostituire la coda con un’intermedia con punta affondante o con una coda sinking, in modo da raggiungere velocemente il fondale. Anche in questa tipologia di pesca dovremo animare il nostro streamer ad imitare un pesciolino in fuga oppure ferito. In questa tecnica di pesca non dobbiamo perderci di coraggio , anzi,  bisogna essere tenaci, insistere e credere in ciò che facciamo solo così riusciremo ad ottenere i risultati voluti. Infatti il luccio, non inseguirà mai il nostro artificiale a lungo,  il suo attacco fulmineo e repentino si protrae in uno spazio estremamente limitato, essendo per l’appunto un predatore che predilige l’agguato ed è per questo che dovremmo leggere bene l’acqua capendo dove il nostro pesce possa stazionare in modo da indurlo all’attacco, cosa che non sempre farà per fame, ma per territorialità, fastidio ed aggressività.   Comunque anche se poi in fondo alla giornata la nostra battuta di pesca non ci regalasse nessun attacco da parte di un luccio, ricordiamoci che,  fa parte del gioco, siamo in mezzo alla natura con la canna da mosca in mano e questo dovrebbe bastare a soddisfarci, avremmo un’altra occasione per gustare l’emozione della preda, infondo abbiamo scelto una tecnica che non ha come scopo principale la cattura, ma è solamente il fine ultimo,  altrimenti ci saremmo avvalsi di altre tecniche, pescando magari con un pesciolino vivo , senza ombra di dubbio più adescante di un amo su cui abbiamo avvolto delle fibre sintetiche o naturali. L’esperienza, in seguito ci regalerà anche qualche risultato, e magari un bel pesce, che segnerà indelebilmente i nostri ricordi, facendoci più volte ripercorrere con la fantasia quelle belle giornate,  anche se la mia piena convinzione è quella che la nostra soddisfazione ed i nostri ricordi non devono per forza essere influenzati dall’ago di una bilancia o dalla misura della preda da noi catturata, ma da valori ben più profondi, che una volta raggiunti ci permetteranno di vivere le nostre battute non come una sfida alla ricerca del grande pesce, ma per condividere l’armonia unica che ci regalano l’acqua e la pesca.

Pubblicato sulla rivista Pescare






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